Nei locali un tempo adibiti ad ospitare l’ex monastero benedettino che completava il complesso abbaziale, è oggi ospitata la sede del Museo Archeologico di Caburrum, inaugurato nel 2008. In particolare, l’eccezionale collezione di reperti provenienti dal territorio cavourese trova collocazione negli ambienti dell’antico monastero in origine utilizzati come tinaggio.

La scelta della collocazione della sede museale, oltre a valorizzare ulteriormente il complesso dell’Abbazia, si propone di sottolineare in maniera suggestiva il legame tra gli oggetti e le evidenze della cultura materiale con il loro contesto antico di provenienza: il Museo Archeologico sorge infatti sul sito dell’antico centro romano di Forum Vibii Caburrum, fondato da Caio Vibio Pansa Cetroniano probabilmente nel 45-44 a.C., in qualità di legato del governatore della provincia della Gallia Cisalpina, Giulio Cesare, o l’anno successivo, rivestendo la suprema carica di console. Il restauro dell’edificio iniziato a partire dal 1978 ha infatti permesso di scoprire, proprio al di sotto del piano pavimentale dei locali del tinaggio, importanti strutture murarie in fondazione ed un tratto di selciato stradale di periodo romano, in parte musealizzati e tutt’ora visibili, resti delle antiche abitazioni della realtà insediativa sorta a sud-est della Rocca.

La Collezione Permanente attualmente esposta mostra una selezione di oggetti legati ad alcuni aspetti della vita quotidiana, dalla cucina alla mensa, alla toeletta, dal commercio alle tecniche di costruzione e decorazione architettonica, che provengono da corredi tombali o da contesti di abitato e testimoniano la ricchezza e la vitalità di un centro che doveva fondare le sue radici già in epoca preromana.

Una delle sezioni espositive è dedicata al lapidario, comprendente significative iscrizioni a carattere pubblico e privato che rivelano una continuità di vita e di sfruttamento del territorio dall’età imperiale fino all’alto medioevo: in particolare, si distinguono la stele di (Atti?)a Secunda, responsabile con ogni probabilità di un atto evergetico a favore della comunità caburriate con la donazione di una piscina o di un bagno pubblico, ed alcune epigrafi funerarie tardoantiche che possono essere riferite ad esponenti della prima comunità cristiana di Forum Vibii Caburrum, a cui si affianca l’epitaffio di San Proietto, probabile rifacimento altomedievale.

Il materiale attualmente esposto corrisponde ad una discreta parte delle numerose testimonianze materiali recuperate nel tempo sul territorio comunale occasionalmente o nel corso di scavi archeologici mirati. Il percorso museale, nato nel 2008 dalla collaborazione tra il Comune di Cavour e la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e Museo di Antichità Egizie, grazie al finanziamento del Settore Musei della Regione Piemonte e della Compagnia di San Paolo, prevede l’implemento della collezione, in maniera da proporre al visitatore uno sguardo più completo sull’occupazione territoriale e sulla distribuzione del popolamento ai piedi della Rocca e sulle sue pendici dalla preistoria all’epoca storica.

Esso costituisce infatti una tappa della Riserva Naturale Speciale della Rocca di Cavour, sulla quale sono state riconosciute tracce di frequentazione risalenti al Neolitico ed importanti attestazioni di arte rupestre, quali incisioni ed un eccezionale esempio di pittura preistorica su roccia, e dove si individuano cospicui resti di strutture medievali, indizi certi di un’inequivocabile e significativa continuità insediativa fino al giorno d’oggi.