Seduto sul sedile posteriore, lo stomaco si contrae al primo tornante, lo sguardo cerca l’orizzonte ma inciampa nella targa della macchina davanti: per chi soffre il malessere da viaggio anche spostamenti brevi diventano una barriera. È una scena che si ripete nelle autostrade e nei traghetti, nelle gite in montagna e nei trasferimenti di lavoro, e spesso finisce con la rinuncia a un viaggio a cui si teneva. Dietro quel fastidio fisico c’è un disturbo noto ma poco compreso, che porta a evitare treni, navi o automobili non per paura del mezzo, ma per la sensazione concreta di non poter reggere il viaggio.
Cos’è e come si manifesta
Il disturbo comunemente chiamato mal d’auto è la versione quotidiana di una condizione medica nota come cinetosi. Si sviluppa quando gli organi di senso inviano informazioni discordanti al cervello: gli occhi registrano uno scenario fermo o con movimenti diversi, mentre l’orecchio interno e i muscoli percepiscono movimento. Il risultato è un insieme di sintomi che in genere comprende nausea, malessere generalizzato, sudorazione e, nei casi più intensi, vomito. Un dettaglio che molti sottovalutano è che la cinetosi può riapparire anche in età adulta, non solo nell’infanzia.

Le manifestazioni variano da persona a persona e possono durare per tutta la durata del viaggio. I tornanti di montagna, il mare mosso, gli autobus con molte frenate sono scenari che spesso peggiorano i sintomi. Alla base c’è un sovraccarico di stimoli che l’apparato sensoriale fatica a integrare con tempistiche corrette: lo sguardo, la posizione del corpo e gli input vestibolari entrano in conflitto e il cervello fatica a risolvere la discrepanza.
Per questo riconoscere i segnali precoci è fondamentale: chi nota pallore, sbadigli ripetuti o difficoltà a concentrarsi durante il viaggio può intervenire prima che la situazione degeneri. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è il peggioramento dovuto a veicoli con aria viziata o riscaldamenti eccessivi; aria fresca e pause regolari fanno spesso la differenza.
Perché accade: sensi, cervello e predisposizione
La cinetosi nasce da una discrepanza di informazioni inviate dagli organi di senso: la vista, l’orecchio interno e i recettori muscolari non concordano sul tipo di movimento. Quando questi input non sono coerenti, il cervello interpreta la situazione come una potenziale minaccia e attiva risposte che si manifestano come malessere fisico. Questo meccanismo è noto e studiato dagli specialisti, ma rimane difficile da eliminare in modo spontaneo per molti soggetti.
Esistono fattori che aumentano la probabilità di soffrirne: predisposizione genetica, età, stato di stanchezza o stress, e condizioni particolari come la gravidanza. Anche alcuni farmaci possono incrementare la sensazione di vertigine o nausea. Secondo alcuni studi recenti, la variabilità individuale è ampia e non sempre predicibile, per questo chi convive con il problema da tempo può beneficiare di valutazioni specifiche. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è come la frequenza dei viaggi e l’abitudine ai mezzi influenzino la tolleranza personale.
Quando i sintomi sono persistenti o molto invalidanti è consigliabile rivolgersi a un medico: esistono esami vestibolari che aiutano a identificare disfunzioni dell’orecchio interno e percorsi di riabilitazione. In diversi casi la fisioterapia vestibolare e la consulenza otorinolaringoiatrica chiariscono il quadro e offrono soluzioni pratiche per ridurre la frequenza degli episodi.
Rimedi pratici e comportamento in viaggio
Per molti passeggeri piccoli accorgimenti migliorano significativamente il comfort. È utile sedersi sul sedile anteriore dell’auto o, in treno, scegliere un posto rivolto in avanti e vicino al finestrino; mantenere il finestrino leggermente aperto garantisce un ricambio d’aria che aiuta a limitare la nausea. Un dettaglio che molti sottovalutano è evitare che qualcuno fumi a bordo: odori forti tendono ad amplificare il disagio.

Prima di partire, curare l’alimentazione può essere d’aiuto: preferire cibi secchi e facilmente digeribili come cracker o pane secco riduce il reflusso e stabilizza lo stomaco. Durante il viaggio è consigliabile riporre libri e schermi: la lettura e i smartphone costringono gli occhi a fissare punti vicini, peggiorando il conflitto sensoriale. Un suggerimento pratico è fissare l’orizzonte o un punto lontano e fare pause regolari per camminare e respirare aria aperta.
Per chi cerca soluzioni aggiuntive, braccialetti da pressione su punti specifici del polso e alcuni farmaci da banco, consigliati da medico o farmacista, possono ridurre i sintomi. Se tuttavia il disagio persiste nonostante questi accorgimenti, appuntare una visita specialistica è la via più efficace: individuare la causa permette di tornare a viaggiare senza dover rinunciare a esperienze importanti. Molti italiani che affrontano tragitti ripetuti scelgono misure semplici — pause, aria fresca, posto anteriore — e in questo modo riescono a mantenere i loro spostamenti indispensabili senza subire il disturbo.