Possagno, le magie notturne del Museo Canova e il fascino segreto di ville e paesaggi intorno

Si entra quasi al buio, con una lampada a olio che disegna i contorni dei gessi: è la prima impressione della visita notturna alla luce di Psiche, un’esperienza che rimodella l’idea del museo come luogo statico. A Possagno, quel gesto semplice — la luce che scopre il marmo e la cera — restituisce una percezione diversa delle opere e del paesaggio circostante. Il paese sulle colline che guardano il Massiccio del Grappa non è solo la culla di un artista: è un sistema di luoghi che collega storia, artigianato e paesaggio vitale.

Il museo e le stanze di Canova

Il cuore dell’offerta culturale è il Museo Canova, un complesso che include la casa natale e la Gypsotheca, la sala dei gessi ospitata nell’edificio a pianta basilicale. Le stanze originarie, ricostruite nella disposizione voluta dal fratellastro Giovanni Battista Sartori, cercano di restituire la luce e la misura con cui Canova pensava le sue sculture. Lo racconta la direttrice Moira Mascotto, che sottolinea come il rapporto tra opere e paesaggio sia centrale per comprendere il maestro.

La galleria ha subito ferite nella Grande guerra e poi è stata ripensata, con interventi che mantengono un dialogo con l’ambiente circostante; uno degli interventi più citati è quello di Carlo Scarpa, che ha portato equilibrio di luce e materiali. La visita non è fatta solo di statue: c’è il giardino, il brolo e l’orto dove spicca il pino italico piantato da Canova alla fine del Settecento. Un dettaglio che molti sottovalutano è proprio la continuità tra il verde e gli spazi espositivi: quella relazione conta per leggere le opere come oggetti vivi, non come reliquie.

Accanto alla collezione permanente, il museo ospita mostre tematiche che mettono in relazione Canova con altri linguaggi artistici, offrendo al visitatore strumenti per cogliere la rete di influenze che attraversa il territorio.

Possagno, le magie notturne del Museo Canova e il fascino segreto di ville e paesaggi intorno
Vista panoramica di Possagno, il suggestivo borgo trevigiano arroccato sulle colline, all’ombra del Massiccio del Grappa. – abbaziasantamaria.it

Colline, vini e dimore: il territorio oltre il museo

Usciti dal museo, il paesaggio racconta un’altra storia: le colline che circondano Possagno hanno vocazione agricola e memoria di antiche pratiche. Qui il formaggio ha un’identità precisa: il Morlacco, prodotto sulle pendici del Grappa, e il più sapido Bastardo del Grappa portano tracce di pascolo e stagioni. Lo storico dell’alimentazione segnala come solo poche malghe mantengano la produzione tradizionale; è un fenomeno che in molti notano solo d’inverno, quando le strade di montagna tornano ad avere un ritmo diverso.

Sulle colline opposte, a Castelcucco, vignaioli locali hanno puntato su varietà autoctone come la Recantina, riportata in produzione da piccole aziende come la cantina Pat del Colmel. Sono vini lavorati a mano su terreni sottili, dove la fatica si trasforma in carattere. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è la pazienza richiesta: la viticoltura tende a una lentezza che si legge nel bicchiere.

A poche decine di minuti si trova Asolo, borgo dei Cento Orizzonti, e più avanti dimore come Villa Barbaro, dove il ninfeo e gli affreschi di Paolo Veronese rendono la casa una presenza viva più che un museo. Vittorio Dalle Ore, che oggi cura la villa, parla di un luogo che vuole essere hub culturale e non semplice bene conservato. Questa è la conclusione pratica del viaggio: il patrimonio locale continua a vivere quando si intreccia con progetti pubblici e privati, e la percezione del visitatore cambia se trova luoghi aperti e vissuti.

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