Alle 17.30 del 12 dicembre 2025 la sala espositiva di Villa Cattolica a Bagheria si prepara ad accogliere l’inaugurazione di “Confina Menti”, la mostra personale di Giacoma Venuti, nota come Giko. La rassegna, che rimarrà aperta fino al 1 febbraio 2026 con orario del Museo Guttuso dalle 9.00 alle 18.00, arriva dopo tappe a Salemi e nel quartiere di Montmartre a Parigi. Un fatto concreto: alla cerimonia interverranno il sindaco Filippo Maria Tripoli, il vice sindaco e assessore alla Cultura Daniele Vella, la curatrice e storica dell’arte Melissa Acquesta e l’artista. Un dettaglio che molti sottovalutano: l’allestimento predilige spazi ampi e non sovraccaricati per lasciare respiro alle opere.

Un ciclo nato dal lockdown
La mostra espone circa quaranta lavori inediti nati durante il periodo di lockdown e realizzati in prevalenza in bianco e nero. L’abbandono dei colori saturi delle serie precedenti non è solo scelta estetica: è dichiarazione di metodo. Il forte contrasto tra luce e ombra rimanda alla ricerca dell’artista sul rapporto tra razionalità e impulso, tra mente e sentimento. Le figure che emergono sono spesso schegge: volti appena tratteggiati, corpi sospesi, segni che si affacciano su fondi scuri o lattiginosi. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che queste immagini funzionano meglio in stanze silenziose, dove il visitatore può misurare la propria reazione emotiva.
Giko racconta di aver trasformato la crisi dei rapporti e la rarefazione dei contatti in un laboratorio visivo. Il risultato è un percorso che esplora memoria e vulnerabilità, invitando a osservare i confini personali senza retorica. Il gioco di pieni e vuoti guida lo sguardo verso il contrasto fra protezione e bisogno di incontro, e lo porta a completare i vuoti con la propria emotività. L’artista parla apertamente di voler “destare le coscienze sopite”, espressione che in questo contesto assume valore pratico: l’opera come stimolo a ripensare relazioni e comportamenti.
Il museo come spazio di dialogo
Collocare “Confina Menti” a Villa Cattolica significa mettere in relazione un luogo storico con una ricerca contemporanea che interroga la collettività. Il Museo Guttuso diventa così arena di confronto: non solo esposizione ma stazione di ascolto. L’allestimento favorisce il dialogo tra il singolo visitatore e le opere, sottolineando come la lama del bianco e nero serva a far emergere intrecci di psiche ed eros. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è la maggiore affluenza ai percorsi che richiedono tempo e quiete; per questo la durata dell’esposizione permette a scolaresche, turisti e residenti di programmare visite senza fretta.
Il manifesto scelto per la locandina, dove un cervello si staglia come emblema dell’equilibrio tra logica e impulso, sintetizza il tema della rassegna. La mostra solleva domande sul perché ci si chiuda e su come si possano ridefinire i propri confini senza ricorrere ai cliché della denuncia facile. Il percorso rimane aperto fino al 1 febbraio 2026 e, oltre alla visita libera, nelle prossime settimane sono attesi incontri e dialoghi pubblici coordinati dalla curatrice. Un dettaglio pratico: chi programma la visita troverà sale predisposte per una fruizione che privilegia il silenzio e la concentrazione, scelta che riflette l’intento di trasformare la scoperta in un tempo di vera attenzione.