Camminare in montagna presenta ogni volta nuove sfide, alcune prevedibili, altre meno. Chi però frequenta regolarmente i sentieri sa che parecchie difficoltà comuni derivano da abitudini radicate, che spesso complicano o rallentano l’escursione. Chi guida gruppi diversi, stagione dopo stagione, nota errori ricorrenti, quasi come se si seguissero – senza volerlo – passaggi di un “manuale nascosto” di sbagli da evitare. Capirli bene aiuta a migliorare la propria esperienza e a evitare seccature inutili lungo il cammino.
Uno degli argomenti che torna spesso è quello dell’attrezzatura. Troppa attenzione al prezzo, poca alla reale qualità e funzionalità. La sicurezza e il comfort dipendono proprio da materiali robusti e adatti: dagli scarponi allo zaino, passando per bastoncini e fornelli. Presentarsi a un’escursione con attrezzatura mai provata rischia di causare guai tecnici e rallentamenti fastidiosi. In tanti, quindi, suggeriscono di noleggiare o prendere in prestito attrezzatura già “collaudata” o, al contrario, investire in oggetti solidi, pensati per le condizioni d’uso. Valutare con attenzione cosa mettere nello zaino è davvero un dettaglio che mette tranquillità lungo il percorso.
Il peso dello zaino e il suo ingombro sono un altro problema frequente. La paura di non avere tutto ciò che serve spinge molti a caricare oggetti inutili: coltelli multipurpose in serie, scorte di cibo e vestiti in quantità eccessive. E certo, ogni grammo pesa, soprattutto sulle lunghe distanze o quando la salita si fa sentire. L’esperienza insegna che preparare lo zaino deve basarsi sulle indicazioni delle guide e sulla percezione reale dei bisogni. Non serve pensare a tutte le possibili situazioni: meglio concentrarsi sul necessario. Trovare un equilibrio tra sicurezza e leggerezza fa la differenza per arrivare in fondo con la forza giusta.
Il ruolo dell’allenamento e la familiarità con l’equipaggiamento
Prepararsi fisicamente, però, richiede un approccio più mirato. Fare attività su superfici piane o sull’asfalto non basta. Il trekking sollecita capacità specifiche come l’equilibrio e la propriocezione perché il terreno è irregolare, con radici, sassi e gradini improvvisi che chiedono reazioni continue. Curioso come molti escursionisti si concentrino solo sulla resistenza cardiovascolare, trascurando l’allenamento di equilibrio, che invece aiuta a evitare inciampi e cadute. Passare del tempo in parchi o ambienti naturali dove il terreno cambia regala stabilità in più—e per fortuna.
Alla preparazione fisica si aggiunge la necessità di conoscere a fondo l’attrezzatura prima di partire. Vedere qualcuno esordire in montagna con scarponi nuovi o accendere per la prima volta il fornello lungo il sentiero capita spesso, e purtroppo questo genera problemi: vesciche, dolori o perdite di tempo che si potevano evitare. Usare attrezzatura nuova significa provarla prima, preferibilmente in condizioni meno impegnative. Saper gestire lo zaino, le ghette o altri accessori tecnici richiede un investimento di tempo, che poi si traduce in escursioni più semplici e piacevoli. Insomma, non c’è niente di peggio che improvvisare con quel che si porta dietro.
Un ultimo punto riguarda l’adattabilità dell’attrezzatura, perché qualcosa che ha funzionato bene in un’uscita può non essere ideale in un contesto diverso. Scarpe perfette sul terreno asciutto diventano scivolose o pericolose su fondi bagnati o coperti di neve, e sacchi a pelo o vestiti hanno limiti di temperatura da non sottovalutare. Informarsi prima sulle condizioni e seguire i consigli di chi conosce la zona – sia guida sia esperto locale – aiuta a scegliere il materiale più adatto, per viaggiare sicuri e comodi.

Organizzazione, alimentazione e gestione del gruppo sul sentiero
Spesso si sottovaluta quanto l’organizzazione dello zaino influenzi la giornata. Un caos dentro lo zaino significa mettere mano più volte per trovare quel che serve. E questo rallenta: non solo te, ma tutto il gruppo. Oggetti appesi o infilati a casaccio aumentano il rischio smarrimenti e indugi prolungati. Il sistema funziona se gli oggetti più usati stanno in posti facili da raggiungere, mentre quelli meno importanti finiscono più in basso. Ecco perché un controllo a casa, magari con una prova di carico, fa miracoli per evitare problemi in cammino.
L’alimentazione e l’idratazione vanno curate: non è solo bere o mangiare, ma farlo nel modo giusto. Chi passa la maggior parte del tempo seduto o vive in zone con clima mite spesso non pensa a quanto bisogna idratarsi e nutrirsi in montagna, dove il sudore e lo sforzo aumentano la richiesta. Bere spesso, anche quando non si ha sete, aiuta molto. Cibo facilmente digeribile, ricco di carboidrati e grassi semplici, sostiene l’energia senza appesantire lo stomaco. Le proteine, invece, meglio mangiarle a fine giornata, durante il recupero—semplice, no?
La gestione del gruppo sul sentiero incide molto sull’andamento dell’escursione. Le pause senza organizzazione sono una fonte di rallentamenti notevoli. Fermarsi all’improvviso o in modo disordinato porta a spreco di tempo e tensioni. A volte qualcuno si muove per conto suo, interrompendo il ritmo. Stabilire orari e durata comuni per le soste, informando prima il gruppo, facilita una ripartenza coordinata. Così si limita l’attesa e si alleggerisce la fatica generale.
Piccoli problemi come sassolini nelle scarpe o lacci allentati si vedono sempre, ma spesso si lasciano passare per non fermare il gruppo. Le guide, invece, raccomandano di fermarsi subito, anche solo per pochi secondi, per risolvere queste fastidiose situazioni. Ignorarle significa ritrovarsi con dolori maggiori o difficoltà più serie più avanti. Camminare in montagna non è una corsa, ma un’attività collettiva: serve attenzione verso se stessi e gli altri per garantirsi un’esperienza più sicura e, perché no, più piacevole. Cambiare certe abitudini permette di alleggerire passi e mente, restando concentrati sulla natura che ci circonda.