A cua di Bruna Genovesio

Il complesso monastico di Santa Maria di Cavour con la compostezza millenaria dell’Abbazia benedettina è la splendida cornice in cui è allestita la mostra Veli d’Occidente di Paolo Medici, esponente di spicco del panorama artistico contemporaneo, riconosciuto sia a livello nazionale sia internazionale. La personale è frutto di un progetto condiviso per la messa in scena di tele che, attraverso il “velo”, tessono una sottile e delicata trama di corrispondenze. Il nucleo delle opere è costituito da 60 lavori pittorici, molti dei quali inediti, che restituiscono raffinate immagini dal forte valore umano. Le eleganti figure femminili ritratte da Medici ci conducono, infatti, al di là della loro fisicità e invitano ad entrare in relazione con i moti dell’anima, mettendo l’accento sui molteplici significati che un’opera d’arte può (s)velare.

Le immagini di Veli d’Occidente divengono metafora dell’arte stessa che mostra, senza mai svelare completamente, allude, procede per meccanismi e slittamenti di significato, offrendosi come “luogo” di attraversamento non per dare risposte ma piuttosto per far nascere delle domande: questo viene espresso da Medici con le sue interpretazioni artistiche, attraverso il linguaggio pittorico e la sua inconfondibile cifra stilistica. Il velo dell’arte di Paolo Medici si fa cortina, telo, rete, tatuaggio sulla pelle, mediante il sovrapporsi di strati di colore per permettere all’occhio di percepire una illusoria omogeneità cromatica del quadro, e si pone nei confronti dello spettatore come apertura nella possibilità di un’interazione con esso. C’è una complessa articolazione di senso e significati che ruotano attorno alle opere di Medici facendo lievitare sull’illusione, il sogno, la volontà di dominio e l’incanto. Le donne ritratte, dietro o davanti al “velo”, appaiono molto seduttive nel rapporto tra il lato oscuro e quello gioioso della vita: esse, al centro di un complesso gioco di rimandi, ci conducono oltre le apparenze, facendo vedere attraverso il baluginio dell’intravedere, l’oscurità dell’enigma in cui si cela e si custodisce il mistero. Le tele prendono vita dal segno incisivo che traccia le forme plasmando corpi scultorei, in tutte le loro proporzioni, che affiorano sulla superficie grazie al rigoroso studio del disegno figurativo rinascimentale. Nelle composizioni pittoriche la dominante cromatica crea le poetiche atmosfere, dalla luce vellutata e avvolgente, che evocano misteri lontani nelle quali intravedere, nella nudità, la “verità svelata” dalle apparenze ingannevoli. Il sublime gioco di colori restituisce, infatti, chiaroscuri dal fascino abbagliante che sensibilmente emergono dalle tonalità dei bruni e dei bianchi, dagli ocra. La tecnica del frottage, mediante lo strofinio dei pastelli cerosi ad olio, usata dall’artista che stende su carta nera poi intelata, svela attraverso velamenti, divenendo centrale da un lato per la resa pittorica come fosse un dipinto ad olio, dall’altro per il fatto che inizia dal nero, dal buio delle “cose”, e da esso ne emerge alla luminosità mediante il sapiente utilizzo della luce e delle ombre. La mostra invita a riflettere, nelle opere si coglie l’intento di far comprendere che tutto e niente sono come appaiono e, al di là del tempo e dello spazio, ogni giorno che nasce così come ogni nuova opera d’arte, può mettere in luce qualcosa che fino a ieri era oscuro, incuteva paure, forse semplicemente per il fatto che non si conosceva o appariva qualcos’altro. Questo, insieme a tanto altro, potrà cogliere il visitatore di fronte alle creazioni di Paolo Medici, vivendo un’esperienza che spinge ad andare oltre, ad attraversare con coscienza cercando di superare i nostri limiti mentali, per attingere ad una visione altra. Ogni volta che una nuova luce appare, sia essa più o meno chiara o faticosa da tenere accesa, è portatrice di quel valore assoluto di (s)velamento della forza interiore di cui l’umanità sola è provvista, per andare oltre gli sguardi, oltre le apparenze, oltre qualsiasi “tessuto-non tessuto”, sfuggente e misterioso, che non lasci vedere chiaramente ciò che è utile e necessario a rendere visibile sé stessi al mondo per riuscire a farne parte, con o senza veli, nella misura che più ci appartiene.

L’artista bolognese calca la scena del palcoscenico naturale del complesso abbaziale di Santa Maria e, ancor di più, riesce a far dialogare la sua arte a quella dei secoli passati che impregna di storia l’Abbazia e il monastero. La mostra di Paolo Medici, inserita nella rassegna di Tuttomele, aggiunge un motivo importante di visita e di cultura ad un contesto già di valore. Invitiamo il vasto pubblico, che vorrà visitarla, a lasciarsi rapire dai delicati giochi di pastelli che costituiscono la suggestiva narrazione delle sue immagini.

Apertura al pubblico
5 novembre 2016 – 5 febbraio 2017

Orario
sabato e domenica 15-18

Dal 5 al 13 novembre, tutti i giorni dalle 15 alle 18 nell’ambito della rassegna di Tuttomele. Percorsi di visita guidata, laboratori didattici per le scuole di ogni ordine e grado, workshop per adulti correlati alla mostra. Informazioni e prenotazioni al numero 334.9774348

Mostra realizzata da

Con il patrocinio di
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Con il contributo di
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Sponsor
Cogno Arredamento & Design – Flò Home Living – Gemma Boutique – Il Punto Caffè – La Vià – Pasticceria Artigiana – Studio Ottico Noia – Ugo Perassi Architetto – Vicentini Pane e Caffè

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